giovedì 3 marzo 2016

Le false convinzioni dell'AntiCasta

  
"E' sempre quello che non vedi che ti abbatte."  
Maggiore Thomas B. “Tommy” McGuire 


Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un forte sentimento di repulsione nei confronti delle classi politiche nazionali, in particolar modo in Italia. Tale sentimento si è tradotto in un rifiuto generalizzato della "Casta", percepita come sprecona e corrotta, dedita al saccheggio delle risorse economiche e alla tutela del proprio tornaconto. Una visione che senza dubbio è aderente alla realtà, ma che genera nelle masse popolari due false convinzioni:

a) La classe politica è ignorante e strafalciona
b) La corruzione è solo quella illegale ed è fine a sé stessa

Quanto alla prima convinzione, la rappresentazione macchiettistica che i media danno dei politici ingenera nelle menti di chi ascolta la convinzione che il politico sia una persona meschina e menefreghista. Questo giudizio può essere corretto nei confronti di singoli personaggi del panorama politico, tuttavia la sua generalizzazione comporta una pericolosa sottovalutazione che ci allontana dal comprendere i fini dell'agire politico. Non ci dimentichiamo che se la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, viceversa anche la Politica (con la "P" maiuscola) "è la continuazione della guerra con altri mezzi", e pertanto assume una dimensione di azione, pensiero e strategia propria della cultura militare. In questo campo la vittoria si ottiene con la capacità di reperire le informazioni e anticipare le mosse dell'avversario, ambiti in cui le élite politiche (ma anche finanziarie, religiose ecc.) spadroneggiano grazie all'enorme disponibilità di risorse. E per un politico che voglia dominare, non c'è niente di meglio che essere sottovalutato.

La seconda convinzione è tipicamente italiana e nasce dalla percezione di vivere in un Paese profondamente corrotto (e lo è senza dubbio). Ma esaurire il discorso intorno alla corruzione sul piano morale, etico o addirittura culturale ("l'italiano è imbroglione") ci allontana dalla sua vera funzione. Esiste una corruzione illegale fatta di ruberie, abusi di potere e tangenti, ma esiste anche una corruzione "legale", ossia basata sul do ut des: farai la bella vita se mi voti le leggi in Parlamento, avrai una carriera brillante se esegui le mie direttive sul piano internazionale, etc. La Corruzione (anche questa con la "C" maiuscola) è uno strumento che lega la classe politica ai desideri di una élite dominante. Sotto questo punto di vista, il fenomeno corruttivo non si pone come una distorsione da correggere (vedi il pacchetto di norme anticorruzione, la riforma dell'ANAC con la nomina di Raffaele Cantone, ecc.), bensì come un elemento imprescindibile del sistema di potere in cui tutti siamo immersi. E in Italia il sistema di potere vuol dire soprattutto acquiescenza agli organismi sovranazionali (es. NATO) e alle potenze straniere (USA in primis).

 Ecco perché si rende necessario considerare sotto una luce diversa le dinamiche che accompagnano il fenomeno politico in Italia e all'Estero, al fine di non cadere nei loro stessi tranelli.

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